Dello User Intent si parla davvero da tanto, tantissimo tempo. Ma cosa si intende con questo termine? Insomma, cos’è l’intento di ricerca? Semplice: è l’esigenza precisa dell’utente che compie una ricerca online, l’obiettivo a cui tende immettendo – per esempio – una determinata query su Google. Sta qui, di fatto, uno dei compiti più difficili di un motore di ricerca, nell’interpretare realmente i suoi bisogni. Talvolta capire qual è lo User Intent di un utente è davvero facile: se una persona scrive ‘orari di apertura del museo Egizio di Torino’, per esempio, il suo obiettivo è palese. Altre volte è più difficile. Come capire cosa vuole raggiungere un utente che scrive ‘panda’ sulla barra di ricerca? Vorrà forse delle informazioni sul magnifico mammifero cinese, il panda gigante? O magari sarà interessato al panda minore, mammifero nepalese? O ancora, vorrà forse sapere il prezzo di un’utilitaria della Fiat? E se è così, quale modello starà cercando? O starà forse cercando l’update dell’algoritmo di Google? O magari vuole sapere dov’è Panda, il distretto del Mozambico? Insomma, talvolta individuare lo User Intent degli utenti, per i motori di ricerca, è un bel casino, e ci si deve affidare alle ultime query, al clickrate sulla Serp, alla cronologia dell’utente e via dicendo.
Gli stessi esperti SEO si impegnano seriamente per studiare l’User Intent degli utenti, di modo da attirare sui propri siti web un pubblico mirato e interessato. Diventa dunque interessante, da questo punto di vista, capire come è cambiato lo studio dello User Intent da parte di Google negli ultimi anni.
L’intento di ricerca degli utenti, al tempo degli smartphone
Qualche settimana fa abbiamo parlato delle tipologie di keyword in base all’intento di ricerca degli utenti, le quali sono tradizionalmente tre: keyword informazionali, navigazionali e transazionali. Tutti quelli che si avvicinano al mondo del web marketing e in particolare alla SEO, di fatto, studiano lo User Intent a partire da questa suddivisione ormai ‘scolastica’. Google, però, ha deciso che queste tre categorie sono ormai insufficienti per descrivere le reali intenzioni di ricerca degli utenti, soprattutto se si pensa che adesso, in tantissimi casi, le ricerche non vengono fatte attraverso computer fisso, quanto invece mediante tablet e smartphone. Molto spesso, come è ovvio che sia, le ricerche fatte da mobile – e quindi in treno, al parco o lungo un marciapiede – sono molto diverse da quelle fatte da un computer fisso – a casa o in ufficio.
Ecco dunque che Google ha deciso di apportare delle aggiunte e delle modifiche al capitolo User Intent – e non si dice così, solo per dire: Nelle sue famose Quality Rater Guidelines, alla voce Understanding User Intent, gli ingegneri di Mountain View hanno infatti inserito 4 tipologie di User Intent differenti. Quali sono?
Gli User Intent secondo Google
Il primo User Intent definito da Google è quello che più degli altri ha a che fare con la ricerca da mobile. Si parla infatti dello User Intent ‘Visit in person‘, che fa riferimento alle ricerche effettuate dagli utenti via smartphone per trovare un luogo in cui recarsi personalmente. Sei a passeggio per Roma, hai fame e digiti ‘ristorante’ su Google? Stai viaggiando verso il mare, l’automobile è in riserva e digiti ‘benzinaio nei dintorni’ sulla barra di ricerca? In tutti i casi, stai cercando un’attività commerciale o un luogo preciso, e Google risponde a questo User Intent con l’integrazione di Google Maps, la quale domina la SERP su dispositivo mobile. Cercando ‘ristorante’ su Pc avresti invece dei risultati leggermente diversi.
Il secondo User Intent indicato da Google è quello ‘Do’. Qui abbiamo delle query simili a quelle che in un altro contesto avremmo definito transazionali, come per esempio ‘acquistare cubo di Rubik’ o ‘scaricare eBook web marketing’. Sono, dunque, delle query in cui l’obiettivo dell’utente non è avere informazioni, quanto invece effettuare una determinata azione. Google, partendo dal riconoscimento di questo intento di ricerca, cerca di soddisfare subito l’utente, proponendo soprattutto annunci AdWords o altri tipi di annunci a pagamento, i quali prendono il sopravvento sui risultati organici – come fatto poco sopra dalle mappe di Google Maps.
Il terzo User Intent è quello che Google battezza ‘Know’, il quale a sua volta viene suddiviso in due sotto-categorie, ovvero ‘Know’ e ‘Know Simple’. Qui riconosciamo le vecchie keyword informazionali, con l’utente a cercare informazioni precisi online. Nella sotto-categoria ‘Know Simple’ Google riunisce tutte le query più semplici e immediate, per le quali è in grado di fornire subito una risposta all’utente a livello di Serp: rientrano in questo gruppo la richiesta di orari, le biografie di personaggi famosi e via dicendo. Nella sotto-categoria ‘Know’, invece, finiscono le ricerche più complesse, per le quali Google non può che affidarsi ai risultati del web, in modo ‘classico’.
Il quarto User Intent è chiamato ‘Website’ e di fatto riprende in pieno l’intento di ricerca delle keyword navigazionali, ovvero delle query in cui l’utente digita il nome di un brand o di un sito conosciuto per atterrare su quelle pagine. Parliamo dunque di ricerche del tipo ‘wikipedia’ o ‘Be-we’.
Vuoi ottimizzare al meglio i tuoi contenuti dal punto di vista della SEO? Allora devi iniziare a pensare seriamente sia agli intenti di ricerca degli utenti per ogni parola chiave importante per te, sia le risposte e le strategie messe in campo da Google in base ai differenti User Intent. Solo considerando entrambi questi fattori potrai essere certo di produrre dei contenuti che verranno effettivamente utilizzati e apprezzati dagli utenti!